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  • Immagine del redattoreGiorgio Tarditi Spagnoli

L’alchimista del quotidiano: Rudolf Steiner

Aggiornamento: 18 gen 2021

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D. Huschke: Ritratto di Rudolf Steiner (1906)


Ho deciso che voglio scandalizzarvi un po’, quelli che mi conoscono bene e ancor più quelli che mi conoscono male e che magari si sono persi qualche pezzo della mia formazione per strada. Voglio scandalizzarvi evadendo la prigione del materialismo nel quale mi sono ritrovato e nella quale in molti avrebbero sperato rimanessi buono buono. E anche se il materialismo va di moda e fa sembrare subito molto intellettuali, a me stava stretto. Molto stretto.


Recentemente, alla presentazione del libro dell’amica Chiara Ceci sulla vita di Emma Wedgwood Darwin, sono stato apostrofato pubblicamente da un mio ex professore dell’università perché studio l’opera di Rudolf Steiner. Mi hanno detto più o meno così:

“Va bene tutto. Ma Steiner no. Dobbiamo eliminarlo.”

Perché?

“Ma lo sai le cagate che ha scritto? Ho un suo libro sull’evoluzione e ci sono scritte solo cagate.”

Ma in quale libro?

“In quello che ho io a casa!”


Evidentemente non è nessuno di quelli che ho a casa io. Eh, sì, purtroppo è così che vanno le cose nelle nostre università. All’ingresso dovrebbero scriverlo a caratteri ben visibili “Vietato pensare”. Sarebbe più sincero.

Rudolf Steiner: "Dio è in me – Io sono in Dio" (1924)

Rudolf Steiner: “Dio è in me – Io sono in Dio” (1924)


Ironia della sorte, ciò che constatavo lì era proprio uno dei paradossi tra mondo interiore ed esteriore che appresi da Steiner: quando si risolvono i dilemmi nel profondo dell’anima, quegli stessi dilemmi tornano a quell’anima da fuori, in altre persone, attirate dal miraggio della risoluzione a quegli stessi dilemmi da cui sono afflitte. Queste anime in pena, cercano di ottenere da la risoluzione da fuori, ma non potendola che trovare dentro di loro, attaccano.


Insomma, una vera e propria censura. Forse per mancanza di immaginazione. La prima censura accademica che mi viene imposta da un evoluzionista. Peccato solo studiassi Steiner già da diversi anni prima di incontrare il professore in questione. E peccato, perché Steiner era un evoluzionista. Ma uno a tutto tondo, senza compromessi: non solo il mondo fisico andava evolvendosi, ma insieme a questo anche il mondo animico e quello spirituale.


È incalcolabile quanto si perda se si esclude anche solo una parte della conoscenza! Che essa riguardi una persona o il mondo.


Lo scopo della conoscenza è infatti aggiungere significato, collegando tutto ciò che l’essere umano è stato, è o può essere ovvero a ciò che nel tempo, trasforma il suo significato dal passato al futuro, passando per il presente. Una “conoscenza” che sottrae significati all’esistenza è in realtà ignoranza. Per questo motivo, se dalla conoscenza escludiamo una delle parti dell’essere umano, sia esso il corpo, l’anima o lo spirito, perdiamo una parte fondamentale per comprendere l’insieme.

Questo, in essenza, il messaggio dell’alchimista del quotidiano: Rudolf Steiner.


“L’alchimia del quotidiano” è appunto il titolo della mostra internazionale organizzata dal Vitra Design Museum di Weil am Rhein, vicino a Basilea e che verrà ospitata dal 9 febbraio al 2 giungo 2013 al MART di Rovereto (Trento) nella sua seconda tappa. Seguendo il link troverete il programma.


Qui di seguito, un’intervista di Repubblica a Stefano Gasperi, presidente della Società Antroposofica in Italia.


Filosofo, scienziato, studioso di Goethe, amico di Haeckel ha voluto oltrepassare il limite che il materialismo già imponeva al volgere del secolo IX. La scienza naturale, sempre più ossessivamente imperniata sulla rigorosa esclusione di tutto ciò che era sentimento dal discorso scientifico, ha snaturato se stessa perdendo progressivamente la sua anima.


Ma ciò accadde perché il materialismo possedeva gli strumenti metodologici ed epistemologici per comprendere il mondo fisico e non quello animico o spirituale. Non escludendo l’anima e lo spirito dell’essere umano, solo perché impossibili da comprendere e studiare con le regole del corpo, Steiner riuscì non solo ad essere avanti alla sua epoca ma perfino avanti alla nostra epoca e quelle successive.


Invece che la sola analisi, Steiner procedeva quindi alla sintesi. Solve et coagula. Per fare di tutto uno, aveva compreso che non era necessario solo conoscere sempre di più, ma anche disimparare ciò che ci condiziona dal passato, lasciare indietro parti della nostra identità che non fanno altro che condurre in vicoli ciechi.


Una decrescita compresa nella sua essenza di armonia tra mondo esterno e mondo interiore dell’essere umano, dunque. Riuscì così di portare nuovi impulsi all’interno di qualsiasi ambito della conoscenza umana: sia essa l’architettura organica vivente, l’agricoltura biodinamica, il linguaggio visibile dell’euritmia, la medicina antroposofica, nonché l’antroposofia stessa, che nelle parole di Steiner è:

“Una via della conoscenza che vorrebbe condurre lo spirituale che è nell’uomo allo spirituale che è nell’universo.”

Pseudoscienza, dite? Magari spergiurando sul rasoio di occam, o sul principio di falsificabilità di Popper, ma senza aver davvero osservato e messo in pratica ciò che l’antroposofia ha da insegnare. La scienza naturale mente a se stessa quando afferma che il banco prova è nel laboratorio, poiché il banco di prova è l’osservazione là fuori, nel mondo dei fenomeni (per altro esattamente dove, ritornando alla teoria evoluzionistica, Darwin aveva raccolto le sue osservazioni sulla discendenza con modificazioni).


E a proposito dell’effetto dell’antroposofia nel mondo, “The Challenge of Rudolf Steiner” è il titolo di un lungo quanto completo documentario sull’applicazione dell’opera di Steiner nella vita di tutti i giorni. Dai giardini inglesi alle grandi coltivazioni di vini della california, dalle scuole tedesche alle strade della nuova India, ogni idea di Steiner trova il suo contesto e la sua evoluzione. Molti di noi magari non lo sanno, ma usano prodotti, siano essi gli yogurt della Fattoria Scaldasole, i vini biodinamici o le creme della Weleda e i prodotti alimentari Demeter, tutti prodotti ecologici di altissimo profilo qualitativo, etico e industriale, che fanno capo proprio alla filosofia di questo grande genio incompreso e dimostrano che un altro modo di fare società attuale non solo è possibile, ma anche auspicabile (qui il sito della Società Antroposofica in Italia).


Adesso mi piacerebbe che qualcun altro si lasciasse scandalizzare da Rudolf Steiner. Che ringiovanisse un po’, smussando quelle idee così taglienti da non poter essere maneggiate, tamponando quelle così caustiche da non poter essere contenute. Magari proprio qualche professore certissimo delle sue convinzioni.


Perché io sono felice di essere stato scandalizzato anni fa proprio dalla conoscenza di Rudolf Steiner. Sono felice di aver aggiunto significato alla mia conoscenza. Felice adesso di aver evaso quella prigione. Sono felice di non essere più un materialista. Adesso sono libero di creare qualcosa che prima non credevo nemmeno esistere. Libero da quella gabbia.


Grazie Rudolf Steiner.

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