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  • Immagine del redattoreGiorgio Tarditi Spagnoli

Pranosofia: Pranoterapia Antroposofica

Aggiornamento: 4 mar 2022

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Raffaele Ercole Sganga


“Nel fluire della vita cosmica, Io riconosco me stesso. Il Cosmo è nel mio cuore, ed Io sono nel cuore del Cosmo!”


Steiner sulla Pranoterapia

Per introdurre la concezione antroposofica nell’ambito della pranoterapia, possiamo cominciare da una citazione di Steiner sulla pranoterapia ed una sul significato spirituale delle mani.


Pranoterapia e Amore

Qual è l’unico mezzo che deve agire più vigorosamente perché l’elemento luciferico venga allontanato nel modo giusto? Che cosa è stato contaminato dall’elemento luciferico della nostra Terra? L’Amore! Pertanto soltanto con apporto di amore possiamo avere un reale aiuto affinché l’elemento karmico si svolga in maniera adeguata e giusta. In conclusione, per tutto ciò che in questa direzioni diventa causa di malattia dobbiamo vedere nell’amore, che è stato leso nell’animico dall’influsso luciferico, un elemento a cui dobbiamo aggiungere qualcosa. Dobbiamo infondere amore affinché possa essere un aiuto il fluente atto d’amore. Hanno tale carattere di amore aggiunto tutti quegli atti terapeutici che si basano più o meno sui cosiddetti processi terapeutici psichici. Quel che in una forma o in un’altra viene impiegato nei processi terapeutici psichici è in relazione con l’apporto di amore. È amore quello che noi instilliamo come balsamo nell’altro uomo; ad amore deve essere alla fine riportato, e può anche esserlo. Può essere riportato ad amore quando poniamo in movimento dei semplici fatti psichici, quando induciamo un altro forse anche soltanto a mettere ordine la sua anima depressa. Tutto questo deve avere il suo impulso nell’amore, a partire da semplici processi terapeutici fino a quella che oggi, spesso in modo profano, viene chiamata “pranoterapia”. In realtà che cosa viene comunicato così dal terapeuta a chi deve essere curato? Se vogliamo usare un’espressione della fisica, abbiamo uno “scambio di tensioni”. Ciò che vive nel terapeuta, in special modo certi processi nel corpo eterico, per il fatto che entra in un certo rapporto con chi deve essere curato, viene portato in una specie di polarità con quel che deve essere risanato. Viene provocata una polarità proprio come quando in un senso più astratto si provoca in altro modo una polarità, quando si provoca una specie di elettricità, quella positiva, e in un certo modo si presenta l’altra corrispondente, la negativa. Vengono provocate delle polarità. Il fenomeno è da intendersi nel senso più elevato come un atto di sacrificio. Si provoca infatti in se stessi un processo che non è finalizzato soltanto ad avere un significato in noi, altrimenti si sarebbe solo provocato un processo, ma in questo caso deve essere indirizzato allo scopo di suscitare nell’altro una polarità rispetto ad esso. Tale polarità, che naturalmente dipende dal fatto che il terapeuta e chi deve essere curato vengano in qualche senso messi in relazione perché nell’altro venga appunto innescato quel processo, è nel senso più elevato l’immolazione di una forza che non è altro se non la forza d’amore trasformata, atto d’amore in una forma qualsiasi. L’agente affettivo in tali terapie psichiche è la forza d’amore, si avrà sempre qualcosa che non può portare alla giusta meta. Però i processi d’amore non hanno proprio sempre bisogno di svolgersi soltanto in modo che l’uomo ne sia completamente cosciente nell’abituale coscienza diurna; essi si svolgono anche negli altri strati subcoscienti. Perfino in quella che può venir considerata come tecnica del processo di guarigione, nel modo stesso come per esempio si muovono le mani, come tecnicamente esse vengono inserite in un sistema, anche in tutto ciò vi è già il fatto che i processi d’amore sono un riflesso di un atto sacrificale. Quindi perfino dove in un processo terapeutico non scorgiamo immediatamente il nesso, dove non vediamo ciò che viene fatto, è presente tuttavia un atto d’amore, anche se esso è assolutamente trasformato in tecnica. – Rudolf Steiner, Le Manifestazioni del Karma, Editrice Antroposofica, 1999, pp. 207-208

L’etere del Cosmo è la forza vitale che dalle altezze celesti discende nella Natura, nei minerali, vegetali e animali. Non così per l’uomo di oggi, che nella frenesia della vita di tutti i giorni deve ritornare consciamente a questo libero scorrere delle forze cosmiche. La vita individuale si trova così separata da quella cosmica generando uno squilibrio. Tuttavia è solo in questo distacco che l’uomo trova la sua coscienza individuale, ed è attraverso la consapevolezza che deve tornare alla vita universale.


Ritrova l’armonia nel fluire dell’etere, il nesso tra l’uomo e il Cosmo attraverso i trattamenti di pranoterapia.


Dall’incontro tra la comprensione dell’energia dell’Antroposofia e la Pranoterapia nasce la Pranoterapia Antroposofica o Pranosofia. La Pranoterapia è una terapia energetica basata sull’uso del corpo vitale dell’uomo, chiamato anche corpo eterico. In Occidente era conosciuta nel Settecento come magnetismo animale e solo successivamente divenne nota come biomagnetismo o più comunemente Pranoterapia, dalla parola indiana “prana” che significa “soffio vitale” o “forza vitale”. Viene anche chiamata “bioradianza”. Nella nostra cultura occidentale il prana viene chiamato “etere”, dal nome della forza che gli alchimisti medievali avevano individuato quale fondamento dei quattro elementi, altrimenti nota come Quintessenza. L’etere coincide con la vita, essendo il fondamento della vita vegetale, animale ed umana, ma nelle sue forme via via più sottili permea tutto il Cosmo.


Normalmente l’Io governa il corpo astrale, il che significa che i processi animici sottostanno al controllo dei processi di pensiero: pensieri negativi generano uno stato animico negativo, al contrario i pensieri positivi. A sua volta il corpo astrale governa il corpo eterico, il che significa che i processi vitali sottostanno al controllo dei processi animici: quando lo stato animico cambia, cambia di conseguenza lo stato vitale del corpo o di una parte di esso. Quanto più il pranoterapeuta è in grado di controllare i suoi processi di pensiero, tanto più controllerà lo stato animico e dunque l’emissione di prana sotto forma di calore dal suo corpo e specialmente dalle mani.


Così Io, astrale ed eterico sono legati da una relazione causale psicosomatica: lo stato mentale genera lo stato d’animo, e questo ancora genera lo stato vitale. Nella pranoterapia l’Io guida la polarizzazione del corpo eterico attraverso il processo di immaginazione astrale: il pranoterapeuta durante il trattamento forma delle immagini interiori che agiscono da catalizzatori del flusso di prana. Le immagini così intessute esercitano un controllo mirato sulla matrice eterica così da poterla riportare all’equilibrio.


La Pranoterapia è basata sulla polarità del corpo eterico dell’essere umano, che possiede così un polo negativo e uno positivo:

  1. La metà sinistra è negativa, femminile, lunare e ricevente;

  2. La metà destra è positiva, maschile, solare e radiante.

Ne deriva così che il corpo eterico funziona come un magnete dotato di una doppia polarità. Più vi è differenza di potenziale tra le due polarità eteriche, più il corpo è capace di emanare prana soprattutto dal centro delle mani, sotto forma di calore. In generale quando il pranoterapeuta irradia prana dal suo corpo eterico, la sua temperatura corporea aumenta. Tuttavia il corpo può anche raffreddarsi, specialmente quando viene usata la mano ricevente che permette di assorbire lo squilibrio energetico presente nella persona trattata.


Ne deriva così che il pranoterapeuta usa le sue mani come strumenti:

  1. Mano destra: viene usata per irradiare prana;

  2. Mano sinistra: viene usata per assorbire prana.

Si irradiano di etere le parti del corpo che subiscono una Disarmonia Fredda; mentre si assorbe prana nelle parti del corpo che subiscono una Disarmonia Calda. L’ideale armonico che guida pranoterapeuta è l’equilibrio della forza vitale che si esprime in un equilibrio della temperatura corporea.


Pranoterapia e Reiki

Pranoterapia e Reiki sono entrambi metodi energetici che utilizzano l’etere, spesso vengono descritti come se tra loro vi fosse una profonda differenza per cui:

  1. Nella Pranoterapia la polarità utilizzata è interna al corpo eterico del pranoterapeuta che dunque si comporta come un magnete e con questa doppia polarità opera specificamente sulla polarità del corpo eterico del richiedente;

  2. Nel Reiki la polarità utilizzata è esterna al corpo eterico dell’operatore Reiki, il polo irradiante è il Cosmo, il polo ricevente è l’intero corpo eterico del richiedente, mentre l’operatore è un mediatore.

Allo stesso modo anche le modalità di utilizzo vengono spesso differenziate:

  1. La Pranoterapia è più indicata nel caso di uno squilibrio noto nel corpo fisico, ed ha una azione specifica. Si affianca così alle pratiche della medicina convenzionale nel ristabilimento della salute. Il trattamento pranoterapeutico viene svolto solitamente tra operatore e cliente.

  2. Il Reiki è indicato per un trattamento generale del corpo anche in assenza di squilibri, conducendo ad uno stato meditativo che apporta benessere generale. Inoltre, il trattamento Reiki può essere seguito anche in gruppo.

Un’ulteriore differenza che viene sottolineata riguarda l’accumulo di “scorie” durante il trattamento:

  1. Nella Pranoterapia vi sarebbe l’accumulo di scorie che dal corpo eterico del cliente passano in quello dell’operatore e che dunque dovrebbe utilizzare delle tecniche di recupero e di pulizia del proprio corpo eterico.

  2. Nel Reiki, in quanto si diviene “canali” dell’eterico universale, non vi sarebbe questo accumulo e dunque sarebbe necessaria solo una pratica di centratura, la cosiddetta “centratura del cuore” e quella del rilascio alla fine della pratica Reiki.

Tuttavia, secondo una comprensione antroposofica è necessario superare questa divisione, in quanto essa è artificiale e legata ad una comprensione parziale delle forze eteriche. Infatti il corpo eterico umano non è mai completamente distaccato dall’eterico cosmico o universale che fluisce continuamente dal Sole. Sono le stelle ad irraggiare etere nel cosmo. Così che tutta la sostanza eterica intessuta nel cosmo deriva in ultima istanza dal Cosmo stesso e viene poi individualizzata nelle più svariate forme, adatte alle diverse onde di vita, siano esse allo stadio evolutivo di pianeti, esseri spirituali, esseri umani, animali, vegetali o minerali.


Di conseguenza, sulla base di questa comprensione dell’etere, la distinzione netta tra Pranoterapia e Reiki è fittizia ed è strettamente legata alla tradizione di cui si fa parte e nel solco di cui ci si è formati. È dunque un pregiudizio o, come si suol dire, una “convinzione limitante” legata alla specifica tradizione che non permette di superare i pregiudizi nei confronti dell’una o dell’altra terapia energetica. Dal punto di vista della Scienza dello Spirito, vi è sempre una compartecipazione del corpo eterico dell’operatore che si rende tramite dell’etere cosmico per mezzo di un atto di amore, come indicato da Steiner stesso.


In questo è certamente necessario che il corpo eterico dell’operatore di tecniche energetiche, sia essa la Pranoterapia o il Reiki, dovrà essere il più in equilibrio possibile e dunque capace di trasmettere l’etere nel modo più oggettivo possibile, avvicinandosi il più possibile all’ideale del “dono incondizionato di un atto”, un atto che in se stesso non ha alcun valore per il mondo fisico e dunque, paradossalmente, assume il massimo valore per il mondo spirituale. In questo consiste la purificazione dall’egoismo luciferico che vorrebbe fare di ogni atto un gesto proprio, scaturito dalla “bontà” in cui l’ego vuole riconoscersi per giudicare il suo stesso egoismo.

Di fatto ogni atto di puro amore è senza valore per il mondo fisico in quanto sfugge completamente alle logiche egoistiche di Lucifero e a quelle materialistiche di Ahriman: in questo modo, e solo in questo modo, l’atto diviene capace di spezzare le catene del karma.


La Lavanda delle Mani

È una realtà che esistono persone che si lavano le mani spesso e volentieri, e altre che lo fanno meno volentieri. Un fatto del genere, in apparenza del tutto banale, è in effetti in relazione con le conoscenze più alte. Allo sguardo del chiaroveggente, le mani umane sono davvero prodigiosamente diverse da tutte le altre membra, anche dal viso. Dalle dita escono e rilucono lontano, nello spazio tutt’attorno, forme splendenti del corpo eterico, che ora si estendono con un tenue scintillio, ora in modo pungente, penetrando nello spazio. A seconda che l’uomo sia contento o afflitto, le sue dita irraggiano in modo diverso, e in modo diverso irraggia il dorso della mano rispetto al palmo. Per chi sa osservare l’aspetto spirituale, la mano, con le sue componenti eterica e astrale, è una struttura davvero meravigliosa. Tutto però nel nostro ambiente, anche quando è materia, è la manifestazione dello spirito. La materia pertanto è da pensare rispetto allo spirito come il ghiaccio rispetto all’acqua: è costituita di spirito. Se vogliamo, è spirito più denso. Se dunque entriamo in rapporto con una data sostanza, entriamo in rapporto con lo spirito nella sostanza. Ogni nostro contatto con la materia è in verità maya, fin dove si tratta di materia. In verità è lo spirito ciò con cui entriamo in contatto. Sapendo ora osservare la vita con finezza, il modo in cui entriamo in contatto con lo spirito attraverso l’acqua, quando ci laviamo le mani, è tale per cui si deve dire che la frequenza con cui ci laviamo le mani ha una grande influenza sulla nostra disposizione di spirito nel suo complesso. Ci sono nature che nutrono una certa predilezione per il lavarsi le mani; se sono sporche non possono fare altro che lavarle. Si tratta delle nature che hanno (o ottengono) una certa relazione, in un modo ben determinato, specialmente con il loro ambiente, che non si riduce allora solo alla materia; è come se in essa forze sottili cominciassero ad agire sull’uomo nel momento in cui egli stabilisce il rapporto descritto tra le sue mani e l’elemento dell’acqua. Tali persone ci mostreranno già nella vita che in qualche modo (e certo in senso sano) diventano nature più delicate, più sensitive, si accorgono per esempio con maggiore finezza se nelle loro vicinanze c’è una persona di animo brutale o di buona indole, mentre coloro che tollerano che le loro mani siano sporche sono davvero anche nella vita nature più grossolane e mostrano infatti di erigere qualcosa di simile a delle pareti fra sé e le relazioni più intime nel loro ambiente. È così, e se vogliamo possiamo constatarlo anche etnograficamente. Viaggiamo attraverso i paesi e tentiamo di osservare le persone. È possibile dire che qui o là le mani vengano lavate di più. Analizziamo come sono i rapporti tra le persone, in che modo del tutto diverso, nei paesi dove le mani vengono lavate di più, l’amico sta con l’amico, il conoscente con il conoscente, rispetto ai paesi dove le persone erigono un muro lavandosi le mani meno spesso. Sono cose che valgono come una legge naturale. […] Alla coscienza chiaroveggente si mostra come la parte animico-spirituale compenetri sottilmente le mani. Questo è vero in misura tale che viene stabilito un rapporto del tutto speciale tra l’acqua e le mani. – Rudolf Steiner, Digressioni sul Vangelo di Marco, Editrice Antroposofica, Milano 2001, pp. 129-130

Metodi associati alla Pranoterapia:

  1. Tecniche di Rilassamento: respirazione in quattro tempi e svuotamento dello spazio interiore per acquisire sicurezza nell’esplorazione dello spazio interiore dell’anima e al contempo per staccare il corpo dai ritmi frenetici della vita quotidiana;

  2. Meditazione guidata: permette all’anima di esplorare tanto il suo spazio interno che viaggiare attraverso le sfere celesti alla scoperta degli archetipi che agiscono nella Natura, nell’uomo e nel Cosmo;

  3. Aromaterapia: calore e luce condensati negli oli essenziali del Regno Vegetale, aumentano la capacità del corpo di far circolare il sangue e al contempo agiscono come antisettici naturali, purificando il corpo eterico;

  4. Cromoterapia: i colori dell’anima permettono di ristabilire l’armonia con estrema precisione. I colori caldi agiscono stimolando l’attività interiore, in modo opposto ai colori freddi che agiscono acquietandola.

Disclaimer

Al fine di evitare equivoci ricordiamo che la Pranoterapia non ha nulla a che fare con la Medicina, solo il medico può diagnosticare e curare le patologie psicologiche. Il Pranoterapeuta si occupa del mantenimento del benessere della persona, così come di disarmonie presenti in assenza di patologie organiche o psichiche. Quella del Pranoterapeuta è una libera professione nell’ambito delle discipline olistiche disciplinata dalla Legge Numero 4, del 14 Gennaio 2013.

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